Domenica 25
gennaio 2015 alle ore 17,00 nella Chiesa del
Monte in Catanzaro, dove sono
custoditi i suoi resti mortali, abbiamo ricordato la Serva di Dio Nuccia
Tolomeo
nel 5°
anniversario della conclusione della Causa di beatificazione (24.01.2010) e nel 18° anniversario del suo
pio transito (24.01.1997).
Due famiglie hanno testimoniato l'aiuto del Signore, per intercessione di Nuccia, per la nascita di Francesco e di Fatima.
Ascoltato la
voce di Nuccia, il suo testamento e ricordate le sue esequie. Insieme abbiamo approfondito la sua spiritualità.
E' stata presentata la
“Biografia” di Nuccia scritta da Ida Chiefari, la quale ha anche letto una sua testimonianza.
E' seguita la Santa Messa presieduta da Padre Giambattista Urso animata dal coro di Maria e Gerado Pullano.
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Nuccia è stata un’icona luminosa del Crocifisso,
dono di Dio alla Chiesa. La sua testimonianza di fede, di speranza e di
carità continua a essere per tutti stimolo di autentica vita cristiana.
1. Introduzione (su gloria.tv)
2. Storia di Francesco: ha trionfato la vita (su gloria.tv)
3. Storia di Fatima: ha trionfato la vita (su gloria.tv)
4. Ida Chiefari - Testimonianza (su gloria.tv)
5. Federico Quaglini legge il Testamento di Nuccia (su gloria.tv)
(Pagina del sito sul Testamento di Nuccia)
6. P. Giambattista Urso fa l'Omelia: Nuccia era felice perchè ha incontrato Gesù (su gloria.tv)
(Pagina del sito sul Testamento di Nuccia)
6. P. Giambattista Urso fa l'Omelia: Nuccia era felice perchè ha incontrato Gesù (su gloria.tv)
7. Gli Arcivescovi di Catanzaro hanno detto di Nuccia (su gloria tv)
Testimonianza di
Ida Carella per grazia ricevuta: nascita di Francesco
Nel dicembre del 2013, ho scoperto dopo 12 anni di
essere in attesa del mio 3° bambino.
Inizialmente, sono rimasta un po’ cosi, non ci
credevo, ma da subito tra me e me ho detto: “Signore se me l’hai mandato io
sarò felice di averlo”. Dopo qualche giorno io e mio marito molto contenti
andiamo dal ginecologo per la prima ecografia ed accertarci che tutto
procedesse al meglio ma purtroppo non era cosi; non si presentava una
gravidanza normale. Il dottore molto dispiaciuto mi disse: “Devi abortire
perché il feto si trova nella cervice ed è in via di espulsione”. Secondo lui con
probabilità avrei abortito spontaneamente. Il giorno dopo sono andata in
ospedale per avere un altro parere, ma anche il secondo dottore mi dice la
stessa cosa. Quindi mi mandano al consultorio per richiedere un certificato per
l’aborto. Io rifiutavo l’idea ma dovevo farlo perché avrei corso dei rischi:
non solo la morte del bambino ma anche la mia.
Nel ritornare a casa mi venne in mente la mia amica
Maria che era dottoressa, la chiamai e lei subito si mise a disposizione
consigliandomi il cugino ginecologo a Catanzaro. Ho contattato subito il
dottore e mi sono recata immediatamente a Catanzaro ma l’esito era lo stesso,
anche lui mi disse che dovevo abortire e quindi mi programmava per il ricovero
urgente.
Il giorno dopo ero già ricoverata presso l’ospedale
di Catanzaro e tanti altri dottori mi visitarono poiché il mio caso era raro ma
nonostante questo tutti erano concordi sull’unica soluzione possibile:
l’aborto.
Nonostante, tanti pareri io rimanevo ferma sulla mia
convinzione e sul mio desiderio di tenere mio figlio affinché un giorno io
potessi tenerlo fra le mie braccia, perderlo per me era un dolo troppo grande,
così iniziarono a prepararmi sia psicologicamente che fisicamente nel fine
settimana.
Infatti il lunedì seguente sarebbe iniziato
l’aborto. La domenica mattina mi arrivò un messaggio di uno zio di mio marito,
il messaggio era una preghiera e visto che mi trovavo sola mi misi a piangere.
In quel momento entrò nella stanza Padre Pasquale che portava la comunione e
vedendomi piangere mi chiese il perché. Gli raccontai in maniera molto sintetica
tutto. Ad un certo punto Padre Pasquale mi disse: “Non ti preoccupare vedrai
che tutto si risolverà con l’aiuto del Signore e grazie all’intercezione di
Nuccia Tolomeo, la tua grazia sarà ascoltata. Dì al dottore di aspettare 2 o 3
giorni, così potremo verificare se grazia sarà fatta.
Quel giorno, nella stanza con me era presente
un’altra signora, Fiorella, che ha assistito a tutta la conversazione con Padre
Pasquale. Nel pomeriggio, lei ritornando a parlare dell’evento si avvicinò con
una figurina di Nuccia Tolomeo che aveva trovato nel suo cassetto appena
ricoverata e mi disse che avrei dovuto tenerla io e che Nuccia mi avrebbe
protetto fino alla nascita del bimbo. Così ho fatto. L’ho pregata e ho sperato
Il mio cuore si riempì di gioia, ma anche di
ulteriori paure in quanto non potevo dire al dottore ed a tutta l’equipe che mi
seguiva di aspettare, magari non mi avrebbero creduto. Nonostante tutto, dopo
questo incontro la mia speranza aumentava sempre di più, passai la notte a
pregare ed a piangere, anche invocando Nuccia, chiedendo al Signore che avrei
accettato qualsiasi sofferenza purché salvasse mio figlio e, se questo non era
possibile, di prenderlo con sé e non lasciare a me la scelta.
Dopo una lunga, interminabile notte arrivò il
fatidico giorno, il cuore mi batteva a mille, non volevo ma dovevo farlo,
speravo che il dottore mi facesse un’ecografia per sentirmi dire il bambino si
è spostato, e quindi mi sarebbe stato possibile tenere il bambino, ma non fu
cosi, anzi mi disse: “Io ho studiato il bene il suo caso, ho la sua ecografia
da giorni nella mia tasca, ci rifletto da tanto e, secondo me, c’è una
possibilità che la gravidanza possa andare avanti ma con dei rischi molto seri
per lei. In qualsiasi momento si potrebbe verificare un’emorragia molto forte
che avrebbe comportato l’esportazione dell’utero con un rischio elevato di
morte. Pertanto, ha 2 o 3 giorni di tempo per riflettere se andare avanti con
la gravidanza o abortire”.
Io ero incredula. Non ci credevo. Non credevo a
quello che avevo ascoltato cosi chiesi di parlare subito con mio marito e dopo
qualche minuto dissi senza pensarci 2 volte che ero decisa ad andare avanti.
I mesi trascorrevano con la valigia sempre pronta e
la paura che accadesse qualcosa di brutto che mi costringesse ad andare d’urgenza
a Catanzaro.
Arrivata al 5° mese prenoto l’ennesima ecografia, la
sera prima di addormentarmi recito le solite preghiere nella notte faccio un
sogno, sogno Gesù con un vestito color avorio e una fascia bordeaux, era
bellissimo non parlava ma sorrideva donandomi un calice in oro con delle pietre
rosse al cui interno una bevanda rossa da bere.
Il giorno dopo, fatta l’ecografia, il dottore con
gli occhi lucidi mi dice: “signora il bambino si è spostato, per me è avvenuto
qualcosa di grande, le sue preghiere si stanno avverando”. Io ero felicissima e
cosi piano piano arrivai alla 35° settimana con tutta la calma e la serenità
possibile. Giorno 5 agosto, il mio miracolo, un dono fantastico di Dio, mio
figlio Francesco. Il parto è stato un parto difficile, sono stata anche in sala
rianimazione e li ho capito che avevo subito un’operazione complessa ma, in
quel momento, in quella stanza isolata, ho potuto pensare alla grandezza del
Signore e rendergli grazie nel mio piccolo per il grande dono, ricevuto da Lui
dopo avere invocato la Serva di Dio Nuccia Tolomeo. Cosi è iniziata la mia
nuova vita. Un grazie particolare lo devo a mio marito che mi ha sostenuto in
ogni decisione presa, alla mia famiglia ed a quella di mio marito che non mi
hanno lasciato neanche un attimo da sola. Un altro grazie va al mio ginecologo
avermi aiutato a percorrere questa strada con serenità e sostenendomi nella
decisione e credendo sin dall’inizio che sarebbe andato tutto per il meglio. Un
immenso grazie a Padre Pasquale che, dopo avere invocato Nuccia, da quella
famosa domenica mi ha sostenuto fino alla fine della mia avventura. Oggi sono
felice di essere qui, dove riposano i resti mortali della Se
rva di Dio, per
ringraziarla per la nascita di Francesco, e glorificare con voi il Signore.
Crotone, 22 gennaio 2015.
Ida Carella
Sono una mamma di 34 anni, una persona che nella vita ha sperimentato la luce di Cristo risorto, come segno d’amore.
Sono sposata da poco più di 8 anni e ho una splendida bambina. La mia gravidanza non è stata facile, ma lei è nata perfetta dopo tanti sacrifici.
Ho avuto una seconda gravidanza vissuta con tanta paura, dopo la prima esperienza. Ogni volta che ascoltavo il battito del mio piccolo sentivo di amarlo e mi rincuoravo. Purtroppo alla 24° settimana ho avuto problemi e il mio piccolo Emanuele, nato vivo, ha smesso di respirare mentre veniva trasferito in un altro ospedale.
Sono trascorsi 5 anni e ancora rivivo tutto quel dolore negli occhi di mio marito quando, disperato, mi ha dato quella notizia. Sono stata male, ho avuto momenti di sconforto, mi sono chiesta dove era Gesù e perché proprio a me.
Quando mi dicevano che il mio piccolo era un “angelo” non sapevo quale sentimento lasciare prevalere nel mio cuore, se la felicità di avere un sostegno in paradiso o la rabbia di non potere avere mio figlio vicino a me. Non volevo più sentire parlare di bambini. Ma più passava il tempo e più mia figlia mi chiedeva perché lei non poteva avere un fratellino. Diceva che da Babbo Natale voleva questo regalo, pregava Gesù e la Madonnina, chiedendogli questo. Era così anche per mio marito.
Per me è stato difficile, tanto che per due anni la gravidanza non arrivava. Quando ho iniziato a stare male e non riuscivo a spiegarmi il perché, ho comprato un test, che ancora conservo, e, quando ho visto l’esito, non sapevo se disperarmi o gioire, so solo che ho pianto tanto.
La mia gravidanza, visto le precedenti, è stata molto delicata; ho avuto un cerchiaggio, stavo a riposo e contavo le settimane con paura. Superata la 24° ero felice; ma dopo una settimana ho avuto problemi. Di corsa l’ambulanza mi ha portata in ospedale. Era notte profonda ed io tremavo e mi disperavo. Sapevo che quelle settimane di gravidanza erano poche per far vivere la mia piccola. Il medico che mi ha visitato mi ha detto che la situazione era molto critica e che, se la bambina nasceva, era molto difficile farla sopravvivere. Io e mio marito eravamo disperati. La situazione si complicava e mi hanno rimosso il cerchiaggio. Ho passato due giorni di dolori laceranti, ma non c’è stato nulla da fare, mia figlia stava nascendo.
Eravamo in quaresima e ho pregato tanto; mi ripetevo che non poteva essere sempre venerdì santo, ma doveva essere anche Pasqua per me e la mia famiglia.
Era venerdì quando sono entrata in sala parto. Ho letto sulla bocca di un’infermiera che stava avvenendo l’aborto; mi sono disperata, ho gridato che non era aborto. Non volevo sapere nulla, volevo solo cancellare tutti quei momenti, ho chiesto al medico di non farmi vedere mia figlia. Quando l’infermiera venne per portarmi la bimba, l’ho fatta mandare fuori, urlando disperata. La mia era paura e rabbia. Ero nel panico.
La mia piccola è nata a 25 settimane e 4 giorni e pesava 680 grammi. Era il 28 marzo 2014. Subito l’ho fatta battezzare e l’ho affidata alla Madonna. L’abbiamo chiamata Fatima Pia.
Il giorno dopo, quando è venuta mia figlia in ospedale e non ha visto la mia pancia, si è messa a piangere, dicendo: “Perché Gesù prende sempre i nostri angioletti?”. Non sapevo cosa dirle; già vivevo il mio inferno. Però con tanta forza io e mio marito siamo andati insieme a farle vedere la sorellina. Era così piccola che anche un palmo di una mano la conteneva. I medici da subito mi hanno spiegato le tante difficoltà dei bimbi prematuri. Sono stati bravissimi e li ringrazio tanto, assieme ai loro collaboratori. Pur non potevano dare molte speranze, perché era troppo piccola, mi dicevano: “E’ una guerrigliera!, è nata piangendo, e noi combattiamo con lei, perché trionfi la vita”.
Io chiedevo solo preghiere. Nell’occasione del battesimo ho conosciuto Padre Pasquale, che mi ha detto tante parole per rafforzare la mia speranza. Ha affidato la mia piccola alle preghiere della Serva di Dio Nuccia Tolomeo e mi ha dato un’immaginetta per fare anch’io la preghiera. Egli ripeteva spesso a me e a mio marito: “Fate il tifo per Fatima Pia; una squadra senza tifosi non può vincere”. Da parte nostra il tifo era sfegatato! Ogni giorno facevamo un’ora di viaggio per venire da lei. Ogni volta che arrivavo in ospedale, le mie gambe tremavano, avevo paura di chiedere. Gioivo nel saperla in vita e mi disperavo quando il sensore dei suoi battiti segnava qualche difficoltà.
Il giorno di Pasqua, io, mio marito e nostra figlia l’abbiamo trascorso in ospedale. Al caro Padre Pasquale affidavo ogni giorno la mia piccola; la luce della fede era speranza di vita per me, che mi faceva superare i molti attimi di sconforto e le tante lacrime disperate nel vedere mia figlia così piccola con la flebo: una vista straziante! Le sue braccia e le sue gambe erano sottilissime! Ha avuto anche trasfusioni, ma lei da vera “guerrigliera”, a detta dei medici, non mollava e noi con lei non potevamo mollare.
Il 13 maggio, festa del suo onomastico, pesava un chilo. Tutto era difficile; i giorni passavano e la nostra speranza aumentava. In, intanto, in macchina ogni giorno leggevo la preghiera di Nuccia Tolomeo. Pensavo come potesse ella avere tanta fede nelle sue condizioni; mi è rimasto impresso il fatto che lei ammirasse tanto la natura. Le chiedevo di pregare Gesù, affinché mia figlia avesse il dono della vista, poiché per i prematuri gli occhi sono esposti ad altissimo pericolo. La invitavo, inoltre, di stare accanto alla mia piccola e stringerle le manine, se avesse avuto paura, quando arrivava il buio.
Io ogni giorno, arrivata a Catanzaro, le cantavo la canzoncina:
“Angioletto del mio Dio, che fai tu vicino a me?”.
“Son l’angelo del Signore, son l’amico del tuo cuore,
sempre sempre con te starò!”.
Non è stato facile; sono passati così, tra alti e bassi, 87 giorni. Il 24 giugno, dichiarata fuori pericolo, Fatima Pia fu dimessa dalla neonatale.
Oggi è una splendida bimba e sembra non avere riportato conseguenze.
La sua è stata una storia di sofferenza e di amore, di tanto impegno e competenza da parte dei sanitari, una storia di fede, in cui ha trionfato la vita e la tenacia della mia “guerrigliera”. L’Angelo di Dio le ha tenuto ogni giorno stretta la sua mano. Sono certa che accanto a Fatima Pia c’erano anche l’Angelo di Nuccia, “Sorriso”, visto che oggi Fatima sorride sempre, e il nostro angioletto Emanuele.
Ora voglio chiedere a Nuccia di continuare a pregare Gesù, perché il dono e il miracolo della vita di Fatima Pia siano accompagnati anche dal suo perfetto stato di salute.
Testimonianza di Ida Chiefari nel Convegno su Nuccia Tolomeo del 25 gennaio 2015
Nuccia è stata un dono per tutti
noi e per tutti quelli che l’hanno conosciuta, ascoltata attraverso Radio Maria
e per questo, innanzitutto, lodo e ringrazio il Signore per avercela donata. Ma
se siamo qui a parlare di lei è anche grazie a padre Pasquale, il suo padre
spirituale, perché ha portato avanti questa causa con convinzione e
meditazione, perché aveva colto i frutti abbondanti che il Signore aveva elargito
a Nuccia. Con commozione e gioia, sono qui a parlare di Nuccia. Molti di voi
conoscono la sua vita. L’essenziale non è conoscere tanti aneddoti della sua
vita, ma trovare, scoprire la sua anima spirituale.
Nuccia è stata una piccola
creatura, umile, semplice, gioiosa, tanto sofferente, ma nello stesso tempo è
stata una grande donna, grande nella fede, nell’amore, nella pazienza, nell’ubbidienza
alla volontà di Dio! È stata, ed è una piccola luce luminosa che ha lasciato la
sua scia e questa luce non verrà mai meno. Era una di noi, con i suoi
sentimenti, le sue paure, tentazioni, ma superava tutto con la preghiera e con
la fiducia, nell’abbandono al Signore. Ha fatto della sua vita ordinaria,
qualcosa di straordinario e noi ce ne siamo resi conto dopo, perché per noi era
tutto normale.
Per me, per le mie sorelle è stata
ed è un esempio da imitare, scuola di vita; ci ha insegnato ad amare,
perdonare, pregare e ad accettare le varie prove nella vita, la sofferenza
senza ribellarsi, senza amarezze, ma ad abbandonarci tra le braccia del Signore
con fiducia. Nuccia ci ha accompagnato in ogni fase della nostra vita, nella
nostra fanciullezza, adolescenza, e via via anche da spose e da madri. Ha preso
parte a tutti gli avvenimenti della nostra vita. Tutti abbiamo ruotato intorno
a lei, anche quando ci siamo sposate; lei era accanto a noi, con i suoi
consigli e anche i nostri figli hanno imparato, assorbito da lei tutto quello
che di bello e di buono riusciva a dare e la ricordano con affetto. Era una
creatura semplice, piena di umorismo, allegra, amava la vita con i suoi colori
e odori e anche se soffriva molto non si lamentava mai, anzi, innalzava canti
di lode per il dono della croce e si paragonava ad un albero storto; lo disse
con molta semplicità ad un amico, sorprendendolo. Gli disse profondamente: in natura
ci sono alberi diritti e alberi storti; io sono un albero storto, ma anch’io
faccio parte della natura, anch’io do i miei frutti e sono felice di essere
nata così, sono felice di vivere e lodava e ringraziava il Signore; sempre lo
ringraziava per la sua immobilità, per la sua sofferenza.
La sua era un’offerta continua. Ha
dato veramente buoni frutti, ha seminato a piene mani, nel cuore di tutti
quelli che l’hanno avvicinata, ha dato conforto, speranza, pace e serenità. I
suoi consigli erano ricchi di parola di Dio e di preghiera e di tanta carità. Soffriva,
soffriva molto, ma il sorriso era sempre sulle sue labbra, nei suoi occhi.
Aveva capito che la vita va accettata come dono, anche se accompagnata dalla
rinuncia, dal dolore: la vita lei l’ha vissuta in pienezza perché aveva
compreso che la sua sofferenza era l’unica arma del suo apostolato e che solo
così, unendosi alle sofferenze di Cristo, completava nella sua carne quello che
manca ai patimenti di Cristo. Era innamorata del Signore. Questa sapienza
divina diventa per lei vita e il suo letto, la sua sedia a rotelle diventano
l’altare, la sua offerta, e mi auguro che parlando di lei possiamo dare a tutti
i sofferenti, ai malati, ai disabili, a tutti i feriti della vita
l’incoraggiamento, il sostegno, il conforto di questo esempio di vita
crocifissa, feconda e felice e imparare anche noi come si diventa santi. Non si
diventa santi improvvisamente, ma è il risultato di un cammino spirituale,
lento, faticoso, perché bisogna lottare, accettare mortificazioni, successi,
insuccessi, rinunce, ma anche tanta grazia, gioia e amore, oggi che più mai nel
mondo è infinito il dolore, la sofferenza.
Il mondo facilmente ci abbaglia
con le sue luci, tentazioni, attaccamenti alla vita, alla ricerca della
bellezza, alla perfezione del corpo a tutti i costi e spesso tutto ci porta a
dubitare di noi stessi, a non accettarci così come siamo, con i nostri difetti,
con il nostro corpo malato, o contorto o immobile come il suo e accettare i
nostri limiti di salute, di tempo, d’intelligenza e sentirsi capaci di chiamare
il nostro Dio in aiuto sempre. Le nostre miserie non devono abbatterci; la via
per la quale si giunge a Dio è tutta intrecciata di spine - diceva spesso -, ma
il Signore ci regala il suo profumo, la sua grazia, la sua eternità.
Ti lodo, Ti ringrazio e Ti
benedico, Signore; concedi anche a noi di sopportare cristianamente le piccole
e grandi difficoltà, le sofferenze che la vita ci riserva. Amen Alleluia!
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